domenica, Aprile 20, 2025
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Piazza XXIX Maggio

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Piazza XXIX Maggio è stata recentemente oggetto di lavori di pavimentazione, trasformata poi da strade carrabili e parcheggi a parziale isola pedonale, di cui non sappiamo assolutamente nulla riguardo ad una sua totale riapertura.

Come si può vedere nella foto in alto, la piazza in origine era composta da due strade, ognuna con un proprio senso di marcia, e sosteneva in modo egregio il transito dei veicoli provenienti e diretti a nord del territorio.

Un giorno, senza apparente motivazione, una delle due carreggiate (lato sud) fu chiusa incanalando il traffico sull’altra carreggiata.

Successivamente, a conclusione dei lavori di pavimentazione, è arrivata la definitiva chiusura, a parte un breve tratto senza possibilità di sosta.

C’è da tenere presente che la viabilità nella piazza era nata naturalmente come collegamento alla parte nord della città e i paesi limitrofi, e come in tutte le piazze c’era sempre varia attività, chi andava a Casoli, Metato, Vado, Greppolungo, Lombrici, era frequente una sosta nella piazza, per fare acquisti, nei negozi sorti in quei luoghi, proprio in virtù del traffico che ne favoriva il commercio, composto anche da merceologie pesanti che necessitano di un mezzo per il loro trasporto.

Persino molti turisti si fermavano lì per acquistare prodotti tipici e artigianali, da sempre tradizione nel commercio camaiorese.

Come si presenta ora la zona commerciale, desolata.

Chiusa Piazza XXIX Maggio (freccia verde) il traffico veicolare si è spostato su due strade, Viale Oberdan e Via Bellosguardo (frecce rosse) tagliando fuori la parte nord.

Il risultato è che ora parte del flusso veicolare, che una volta utilizzava le strade della piazza come collegamento, va ad aumentare il carico stradale soprattutto in via Bellosguardo, dove al semaforo con l’incrocio di via Fondi le auto ferme al semaforo, che intendono girare a sinistra, ossia verso il centro, sono costrette ad attendere che tutte le auto provenienti dal senso opposto (lato Montemagno) siano tutte passate, spesso però ve ne sono così tante che non hai il tempo per svoltare e ti ritrovi di nuovo il “rosso”, attendendo e sperando che vada meglio al prossimo “verde”.

Qualcuno nelle istituzioni sembra non accorgersi anche di un’anomalia, infatti a causa dell’intenso traffico che produce lunghe code, al semaforo la fila delle auto è costretta a sdoppiarsi, essendoci una sola corsia conseguentemente ne esce fuori una violazione al codice della strada, purtroppo gli automobilisti sono costretti a quell’infrazione anche perché pur volendo non hanno altra scelta.

Il problema è che a quell’impianto semaforico manca una “freccia verde” e una corsia riservata per chi intende svoltare a sinistra, comportando di fatto la riduzione della coda e del rischio di incidenti.

I malumori degli automobilisti sui tempi d’attesa sono sicuramente comprensibili, oltre a ciò l’aumento delle auto in coda comporta anche un aumento dell’inquinamento.

A complicare il già caotico quadro è stata poi la scelta della posizione del mercato settimanale, difatti ora i banchi occupano una delle due suddette strade, le auto non potendo percorrere viale Oberdan sono costrette a utilizzare solo via Bellosguardo, e con l’aumento del traffico aumentano le code.                                                            Pianificare un mercato in una strada di transito così importante non appare una buona scelta.

I “ruderi” rinvenuti nella piazza, che nessuno “ammira”, e che portano via solo spazio, sono circondati da paletti e catene nere che potrebbero non essere sicure, sia per i ragazzi che giocano sia per chi ha difficoltà visive.                                                                        Una soluzione, se proprio, inspiegabilmente, intendono mantenere quel progetto, potrebbe essere quella di applicare una lastra trasparente, di vetro o altro materiale, questo anche per evitare che diventi l’unico punto della piazza dove cresce si l’erba, ma quella selvatica, già iniziata.

C’è stato un grande parlare di questi “ruderi”, ora tutelati, e sono stati spesi anche dei soldi per la loro valorizzazione, quando a pochi metri di distanza (freccia azzurra foto sopra) in via delle Muretta (Nomen omen) si vedono delle mura in leggero degrado, dello stesso periodo storico , liberamente visitabili, opere sicuramente di maggior valore storico ed estetico ma non tutelate, visto che chiunque se vuole ne può prendere un pezzo.

In pratica quello che hanno “incatenato” sono le fondamenta delle mura che esistono ancora lì vicino, e su cui nessuno interviene per la loro tutela.

Ci chiediamo quale sia stata la necessità di chiudere una strada e farne un’area pedonale di poca utilità, ma ci chiediamo anche se rientra nelle prerogative di un’amministrazione cambiare la natura giuridica di un’area adibita a strada e parcheggi e trasformarla una piazza chiusa al traffico, danneggiando interessi e creando complicazioni ai tanti che la percorrevano, chi per lavoro, chi per raggiungere casa.                                                  Da lì ci passavano anche le ambulanze, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, costretti ora a lunghi e tortuosi giri.

Oltre a ciò, le abitazioni e negozi della piazza (Uffici ACI compresi), risultano inaccessibili ai portatori di handicap, in quanto mancano i percorsi segnalati e i parcheggi a loro riservati (Legge 13/89).

Sono stati utilizzati due milioni di euro per chiudere al traffico la piazza, con essa hanno chiuso anche alcune attività lì sorte, altre ancora hanno il futuro incerto, due milioni di euro provenienti da tasse, tasse pagate anche da quelle attività commerciali messe ora in difficoltà economica, abbandonate e senza alcun aiuto o riconoscimento del disagio creato.

Si è chiaramente alterato un equilibrio che esisteva da sempre.

Si dice che volevano copiare le aree pedonali di Pietrasanta e Lucca, dimenticando che quelle realtà possiedono, all’interno delle loro città, una forte tradizione di arte e cultura da far vivere, a Camaiore i turisti vengono soprattutto per la diversità e la bellezza del territorio, vera arte naturale.

Una bella piazza a vederla dall’alto non sembra, appare più come una lastra di cemento, dove non c’è un albero piantato, non c’è una fontana, non c’è un centimetro quadrato di erba, non c’è gente, forse perché, a parte gli eventi, non c’è nulla di veramente interessante da vedere.

Ultime notizie:                                                                                                              Una parte della piazza è stata riaperta al traffico.                                                          Un plauso all’Amministrazione Comunale per la decisione, invocata da molti cittadini.

 

Lettera ad un albero mai piantato

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Lettera ad un Albero mai piantato.

Albero mai piantato, se tu sapessi come alcuni umani trattano male i tuoi fratelli, incendiati, avvelenati, non curati, troppo poca riconoscenza per voi, eppure senza alberi non ci sarebbe vita.

Ci fornite buona parte di ossigeno, con la vostra legna abbiamo costruito la prima ruota, la prima casa, la prima barca, le prime medicine, ci avete dato cibo, riparo dal sole estivo e riscaldato in inverno.                                                                   Tutti questi regali hanno permesso a noi esseri umani di raggiungere il livello di vita attuale, e in cambio non ci avete mai chiesto niente.

E proprio in questi giorni di fuoco, dove interi boschi sono finiti in cenere, viene alla mente che centinaia di alberi dovevano essere piantati in parchi urbani, dedicati ai bambini nati e adottati.

Lo sai, Albero mai piantato, che una legge recita che per ogni bambino nato, o adottato, il Comune doveva piantare tu e tanti altri tuoi simili, guarda cosa dice la legge in proposito:

Un albero per ogni bambino nato.                                                                                   “La Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, impone l’obbligo ai Comuni di mettere a dimora un albero per ogni nuovo nato o adottato e provvedere ad individuare un’area sul proprio territorio comunale da destinare a parco urbano con posa di piante autoctone.

La nuova norma, che modifica quella del 1992, introduce inoltre prescrizioni per la tutela degli alberi monumentali e ridefinisce la Giornata Nazionale dell’Albero celebrata il 21 novembre, con lo scopo di valorizzare la tutela del patrimonio arboreo e boschivo italiano.

La norma prevede che la piantumazione deve avvenire entro sei mesi dalla iscrizione all’anagrafe, ed uno specifico “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico” (istituito presso il Ministero dell’Ambiente, dove i Comuni devono inviare le informazioni relative al tipo di albero e al luogo di sua messa a dimora, nell’ambito di un censimento annuale del nuovo verde urbano) vigilerà sul rispetto della nuova Legge”.

A quanto appreso il Comune di Camaiore, a fronte dei bambini nati e adottati dal 2013, ha piantato ZERO alberi.

 

 

Il Ponte sulla Fossa Dell’Abate

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In previsione di un’alluvione, che secondo alcuni studi avviene ogni 400 anni (cioè 4 secoli) dappertutto hanno rialzato ponti ed argini.

Oggetto di questi interventi è stato anche il ponte che collega i comuni di Camaiore e Viareggio, conosciuto come il “Ponte sulla Fossa Dell’Abate”.

Da pari strada che era, fu trasformato in una ripida gobba, talmente ripida che gli autobus rimanevano bloccati e oscillanti come una bilancia sull’apice del ponte, furono necessari altri interventi per renderlo agibile, già allora molti rimasero perplessi contestando quell’opera, ma non valse a nulla.

Prima della costruzione del nuovo ponte, percorrendo i viali, sia venendo da Viareggio così come da Lido di Camaiore, si ammirava la continuità dei viali, quasi a perdita d’occhio, con la realizzazione del nuovo ponte, si persero storiche ed affettive immagini che ritroviamo ormai solo in vecchie cartoline.

Viareggio e Lido di Camaiore pur essendo due comuni differenti, hanno caratteri paesaggistici e sociali simili, quel vecchio ponte non sembrava nemmeno un confine tra comuni, allora eravamo tutt’uno, chi abitava a Viareggio passava spesso da quel ponte, tutti i locali più frequentati erano lì vicino, il Cavalluccio Marino, i Sorci Verdi, e tanti altri, quasi tutti avevamo un motivo per andare al “Lido”, anche per raggiungere altre località del litorale quali Marina di Pietrasanta, Forte dei Marmi, ecc.
Anche chi viveva al Lido attraversava quotidianamente quel ponte per venire a Viareggio  dove c’era tutto, scuole, cantieri navali, uffici, negozi di ogni tipo, i giovani andavano in “passeggiata”, sciami di motorini si muovevano da una parte all’altra, riconoscevamo gli amici da lontano oltre quel vecchio ponte.

Quel luogo per noi ragazzi di allora aveva un significato, non era solo un ponte, era una tappa verso il divertimento e la spensieratezza.

Viareggio e Lido di Camaiore erano un unico territorio, 25 anni fa quel nuovo inspiegabile ponte sancì una mai accettata separazione.

Implicazioni negative anche per la circolazione, affrontando il ponte, da entrambe le direzioni, data la sua ripidità, accade che ti accorgi troppo tardi dei veicoli fermi al semaforo dall’altra parte del ponte, alcuni tamponamenti avvenuti nel luogo lo confermano.

Un’immagine degli anni ’50, mostra il ponte nella sua origine, era semplice ed agevolmente transitabile e nessun incidente.

Di idee più adatte ve ne sarebbero state, la soluzione attuata influisce molto con il paesaggio.

Quella ripida gobba non consente di vedere il viale di Viareggio,

come invece si vede in questa foto, fatta oltre il ponte.

Così anche venendo da Viareggio, nessuna vista sul viale del Lido.

Il viale di Lido di Camaiore

A peggiorare la situazione ha contribuito anche la concentrazione di invadenti e antiestetici cartelli stradali, assolutamente inadatti, sia per dimensione per quantità e qualità, specialmente il cartello indicante la località “Viareggio”, esageratamente grande, posizionato perfettamente in modo da coprire buona parte del cielo, così come anche l’altezza dell’impianto semaforico, così alto per poter essere ben visto da chi sale il ponte.

I cartelli indicatori sono vecchi o scoordinati, la parte posteriore dell’immenso cartello “Viareggio” dà l’idea di un casello autostradale,  invece siamo sui viali della Versilia, terra storica di cultura e di turismo.

Come fare allora per mantenere la sicurezza nei confronti di un’eventuale piena e permettere di rivedere i viali come una volta?

Data la caratteristica del luogo, cioè un confine tra due comuni a vocazione turistica, una  valutazione dovrebbe andare verso un suggestivo ponte levatoio, magari in tema all’ambiente della marineria, dove darebbe una particolarità alla zona e, oltre a garantire più sicurezza stradale, la visuale dei viali tornerebbe come era, bella, specialmente di notte.

Realizzare un ponte levatoio stradale non è un problema, la Fossa Dell’Abate è larga pochi metri, qui vediamo magnifici giganteschi ponti levatoi che ogni giorno vengono aperti.
Clicca qui

In questo video un ponte levatoio, in pochi secondi si aziona, quel ponte è grande il triplo nei confronti di quello che servirebbe per la Fossa Dell’Abate.

Altro ponte mobile, di semplicissima struttura.

Un ponte mobile, in caso di alluvione si aziona in modo da permettere alla piena di passare senza creare danni, passata la piena il ponte viene riaperto (non ci stanchiamo di rammentare che è prevista ogni 400 anni, è come se nel medioevo avessero realizzato una struttura che, in previsione, sarebbe servita attorno al XX secolo, non prima).

Andrebbero bene anche altre idee, come un semplice ponte girante, come c’è già a Viareggio in zona Darsena.

Il ponte sulla via Aurelia permetterebbe sempre di avere un collegamento sicuro.

Certamente è una soluzione costosa, ma due comuni così vicini in tutto, anche nella forte vocazione turistica, non si meritano quel “muro” di confine, ed ogni sforzo andrebbe fatto per trovare una soluzione.

Ad una realizzazione del genere la “Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio”
non potrà che essere d’accordo, sicuramente contribuiranno anche altri enti e privati e quando avverrà, perché avverrà, anche Camaiore.it farà la sua parte.

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Per completare il post cerchiamo vecchie fotografie e cartoline dove dal ponte lato Lido si vede Viareggio, e viceversa, anche in notturna, chi ne ha farebbe cosa molto gradita ad inviarcele a info@camaiore.it

Tassa sui rifiuti urbani (TARI) e Raccolta differenziata

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Alla vigilia dell’inizio della raccolta differenziata, l’ex sindaco Del Dotto si recò in qualche circoscrizione per annunciare le nuove disposizioni, comunicando anche che a seguito della raccolta differenziata, vi sarebbe stata una riduzione della TARI.

Approviamo tutti questa iniziativa che porta rispetto all’ambiente.

Una volta vedevamo spesso persone che spingevano carretti alla ricerca di rifiuti da riciclare, quali il ferro, il cartone, le bottiglie, che raccoglievano pulivano che sistemavano nei loro carretti vendendolo poi ai riciclatori finali.

Facevano tutto da loro, e vi era sicuramente un guadagno per queste umili e brave persone.

Anche le nostre famiglie si impegnano ogni giorno, oltre a tenere occupata parte della casa con vari antiestetici bidoncini, utilizziamo energie e tempo a raccogliere, pulire e piegare i materiali da riciclare, quindi li mettiamo fuori dalla porta, in modo che qualcuno li prenda e ci guadagni con la loro vendita, come è logico che sia, o almeno si presume.

In questi video possiamo vedere come funziona la fase del riciclo, all’inizio vi è un’importante affermazione: il primo anello della catena produttiva siamo noi cittadini.

https://www.youtube.com/watch?v=BtibXkJRUYE

https://www.youtube.com/watch?v=c7ANYbw3vt0

https://www.youtube.com/watch?v=SvgclruG7tw

Il principio fondamentale per l’applicazione della TARI, secondo l’art. 1 c. 652 L. n. 147/2013 è quello in base al quale “chi inquina paga”, di fatto ad oggi, con la raccolta differenziata al 76,6%, l’inquinamento dovrebbe essere ridotto al 23,4%.

Questa è una comunicazione di un altro comune italiano ai propri contribuenti:

“La ripartizione Tributi rende noto che Il vigente Regolamento Tari prevede che i cittadini (utenze domestiche), appartenenti ai quartieri che nell’anno 2020 hanno superato il 65% di raccolta differenziatahanno diritto nel 2021 ad una riduzione Tari del 25% sulla parte variabile.”

Da noi il Comune di Camaiore, a fronte di un totale del 76,6% di raccolta differenziata, https://ersu.it/territori/camaiore/camaiore-i-dati-2021/, ha praticato uno sconto per il 2021 solo del 5%, e solo per il 2021.

https://www.comune.camaiore.lu.it/it/sito/07-blocchetto-links-utili-7/6284-riduzione-tari-2021-per-le-utenze-del-territorio

Pagare le tasse è un dovere civico, far pagare tasse giuste è un obbligo amministrativo e le dichiarazioni dell’ex sindaco alla vigilia della raccolta differenziata, già indicavano che la direzione di ridurre quella tassa era/é la strada da prendere.

Alla fine la TARI 2022, nonostante la raccolta differenziata al 76,6%, nonostante le parole dell’ex sindaco, si paga ancora al 100%.

Non pensate voi amministratori, in particolar modo in questo periodo, che un risparmio del genere sia gradito dalle famiglie le quali, ripetiamo, collaborano alla raccolta differenziata?

Amministratori del Comune di Camaiore, vorremmo invitarvi a rivedere al più presto questa iniqua imposizione.

                                                       Ultim’ora:                                                            ATO Toscana Costa, Autorità per il servizio di gestione rifiuti urbani, ha emesso un comunicato in cui riferiscono che il Comune di Camaiore è stato premiato con 20.000 euro in quanto primo comune come entità nel riciclo, la soglia è salita a 77,86.

“La collaborazione dei cittadini è stata fondamentale, il Comune di Camaiore Plaude i cittadini.”

Praticamente ATO ha premiato il comune per gli sforzi dei cittadini collaboratori, che però non hanno ottenuto sconti sulla TARI.

Ora si che ci sentiamo ancor più presi in giro.

Camaiore incoronato “re” dei comuni ricicloni. Su quattro province qui si differenziano meglio i rifiuti

 

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